Cronache di un evento ludico qualsiasi.
Daniela, dimostratrice di boardgame
Venerdì sera, è tempo di Boardgame Night in Brianza.
Stasera spiego Black Rose Wars Rebirth, il mio gioco preferito!
Non conosco ancora gli altri giocatori, so che si sono prenotati appositamente per provarlo e che hanno detto essere sufficientemente esperti con i boardgame.
Supero velocemente i convenevoli e via con la spiegazione (che bello è ‘sto gioco?!): prevedo una serata rilassante tra Loggia, Rosa Nera e scuole di magia!
Dopo i primi minuti noto che Marco ha lo sguardo perso nel vuoto. Bah, forse mi sbaglio, andiamo avanti, si riprenderà!
Passano i minuti, ancora qualche regola e il suo amico tira fuori il cellulare e assume la stessa posa di un adolescente a tavola con i genitori.
Qualcosa non va.
Fase uno: trasformare un problema in un’opportunità.
Houston, abbiamo un problema.
L’esperienza che vi ho raccontato è più comune di quanto si pensi, come potrà confermare chiunque abbia provato a dimostrare giochi agli eventi ludici o, più semplicemente, a una serata di amici.
Si tratta di uno di quegli aneddoti che i dimostratori condividono spesso alla fine di una fiera o di una serata di gioco, ma che spesso rimane confinato in quel contesto tra risate e qualche birretta. In OltreGioco, l’associazione ludica di cui faccio parte, abbiamo deciso di dare un seguito a quelle esperienze: dedichiamo una parte degli incontri tra “volontari” per confrontarci sulle nostre esperienze, con l’obiettivo di valorizzare il ruolo del dimostratore attraverso un approccio condiviso e più consapevole.
Bene, si comincia.
Tu cosa avresti fatto in questa situazione?
Partiamo dalla fine. Che obiettivo ha un dimostratore?
Che si tratti di un grande evento come Play oppure una serata a casa di amici, l’obiettivo dovrebbe sempre essere la soddisfazione finale delle persone che si sono incontrate intorno a quel tavolo.
Da notare che chi dimostra il gioco ha un duplice ruolo: è la persona deputata ad aiutare gli altri a raggiungere l’obiettivo, ma è anche parte del gruppo e quindi è fondamentale che resti soddisfatta!
So che può apparire come una grande responsabilità (o un grande impegno!) ma la realtà è che i tempi sono cambiati, intorno a un tavolo da gioco oggi si possono sedere persone molto diverse tra loro e non solo giocatori appassionati. Il tempo in cui il dimostratore era quello che “spiegava le regole” è alle nostre spalle, siamo nell’era delle esperienze e il gioco da tavolo ha tutte le carte in regola per essere una grande esperienza per le persone!
Ora sta a noi!
In queste situazioni la prima cosa da evitare è di cercare un colpevole, solo in rari casi la causa del problema è una persona. Che si tratti di una giocatrice alle prime armi, dell’amico al cellulare o del dimostratore troppo entusiasta: non esiste un’aspettativa “giusta” che si deve avere di fronte a un gioco e può capitare che, nonostante tutto il nostro impegno, ci si accorga solo al tavolo di questa differenza di aspettative.
Superato il primo scoglio torniamo al tavolo.
Fase due. La più complessa, l’accettazione.
Riconoscere di avere un problema al tavolo
Nella mia esperienza la prima difficoltà per i volontari (o dimostratori, educatori…) è prendere la decisione di agire, spesso infatti esitiamo a intervenire. Come mai?
- Non vogliamo giudicare gli altri
Fermare una sessione può sembrare una forma di giudizio. Nessuno vuole far sentire le altre persone inadeguate o fuori posto, e questo ci trattiene dall’agire. - Sottovalutiamo l’effetto finale del problema
L’incompatibilità tra gioco e giocatori non viene percepita come un problema così grave da richiedere un intervento, dopotutto potrebbero cominciare a divertirsi più avanti e tutto si potrebbe risolvere da solo. Potrebbe essere, ma se non fosse così? Come si sentirà un giocatore alle prime armi dopo una simile esperienza? Siamo sicuri di aver fatto un buon servizio al mondo del gioco? - La predisposizione al sacrificio
Interrompere una sessione di gioco viene percepito come una sconfitta di ciò che avevamo programmato. Nelle associazioni e eventi ludici scatta anche un’aggravante: se interrompo il gioco, ci facciamo brutta figura!
Se hai letto fino a qui immagino che tu abbia già intuito che queste motivazioni, per quanto comprensibili, conducono tutte all’inazione che non è la soluzione migliore. Se invece non ne sei ancora convinto del tutto prova a pensare a come è finita quella sessione di gioco: quando si sono alzate dal tavolo le persone erano tutte soddisfatte? Se si trattava della loro prima esperienza in associazione, sono poi tornati? E, soprattutto, tu che hai spiegato il gioco vorresti rifare un’esperienza simile?
L’inazione per quanto comprensibile non è il comportamento corretto.
Non lo è per i giocatori
Magari i giocatori hanno scelto per errore un tavolo troppo complesso o lontano dai loro gusti e senza un intervento da parte di chi ha più esperienza (noi!) rimarrebbero incastrati per ore per colpa di quel piccolo errore iniziale.
Non lo è per i dimostratori
Nella nostra associazione capita: nonostante tutta la nostra attenzione, gli incontri di formazione interni, un sistema di prenotazione chiaro e un modulo di prenotazione in cui devi specificare la tua esperienza: dal mio punto di vista il dimostratore è l’ultima vedetta che può gestire questo problema e non un agnello sacrificale che deve immolarsi all’altare dell’ “ormai ha prenotato”.
Cinque consigli per salvare la sessione.
Le situazioni vanno affrontate e non subite.
Dopo aver spiegato centinaia di giochi in contesti molto differenti, discusso a lungo con altri dimostratori e organizzato incontri di formazione sul tema, ecco gli spunti più interessanti.
1. Fermati e valuta la situazione
Non aver paura di fermare il gioco se percepisci che qualcosa non va. Proponi una pausa per parlare apertamente con i giocatori e comprendere meglio se ci sono delle difficoltà. Chiedere alle persone “Come posso aiutarti a…” è un modo di porsi a cui siamo tutti poco abituati, ti garantisco che se ne ricorderanno!
2. Segui tutte le fasi della partita
Spesso dimostrare un gioco si riduce a “vi spiego le regole e ciaone”. Non sempre il contesto lo permette ma, se ne hai l’opportunità, un altro modo è quello di accompagnare i giocatori durante tutta la partita , magari prendendo una sedia e giocando insieme a loro.
Offri aiuti e suggerimenti in-game che possano aiutare i giocatori a prendere dimestichezza con il gioco e le sue regole. Non si tratta di prendere decisioni al posto loro ma di offrirgli la presenza di una persona esperta che li possa tranquillizzare, aumentandone la concetrazione verso il gioco invece che sul timore di dimenticare le regole.
3. Adatta il gioco alle persone
Come abbiamo detto l’obiettivo finale è che le persone abbiano un’esperienza positiva: provare un gioco con tutte le regole potrebbe non essere nelle loro aspettative e per te può diventare uno strumento eccellente per riallineare la sessione. Per farlo serve ovviamente esperienza, qualche idea di cosa sia il game-design e una sana predisposizione all’improvvisazione.
4. Non avere paura di fermare tutto
Se tutti i consigli qui sopra non sono attuabili o se ritieni che il gioco sia fuori portata, non esitare a fermare tutto per cambiare gioco: spiega il tuo punto di vista e proponi la tua soluzione, vedrai che la maggior parte delle volte saranno d’accordo con te e ben felici di seguire la tua proposta. Fermarsi non è un fallimento, ma una scelta consapevole per garantire a tutti un’esperienza migliore!
5. Chiedi feeback!
Lo so che ti hanno abituato a pensare che sei tu la persona che è lì per rispondere alle domande, ma non avere paura a farne tu ai partecipanti! Il feedback è uno strumento potente per migliorare le tue capacità.
That’s all folks.
Non ho la presunzione di avere la pillola magica ma posso garantire che questi suggerimenti sono efficaci nella grande maggioranza delle situazioni. Mi auguro che questo articolo possa esserti utile!
Ciao, io sono Diego.
Da due anni Presidente di OltreGioco, associazione di divulgazione ludica della Brianza. Provo a creare occasioni di dibattito per costruire una nuova sensibilità comune, a partire dal mondo delle associazioni. Nel tempo libero mi occupo di comunicazione, facilitazione aziendale e a come infilare il gioco in tutto quello che faccio. Con successo, per ora.